Una vita dedicata agli ultimi della Terra







Oggi è un giorno speciale.


Quindi mi sono alzata presto per preparare parte del pranzo da condividere con i miei familiari.
Ho messo insieme acqua tiepida, farina doppio zero, farina di grano duro rimacinata e un po’ di 
sale.














Che piacere prendersi cura degli altri!!

Abbiamo festeggiato la pubblicazione
di un libro scritto da nostro zio,
missionario saveriano.
Eravamo in molti oggi intorno a lui (anche se purtroppo, per ragioni di distanza fisica, ne mancavano tanti altri).
Volevamo esprimergli l’orgoglio di vivere accanto ad una persona che ha donato se stesso, molto spesso a rischio della propria vita, per aiutare gli “ultimi della Terra”.


Voglio proporvi un suo articolo scritto in occasione del 60° anniversario di ordinazione sacerdotale, con il quale ha voluto fare il punto sulla sua vita missionaria:

"Un giorno venne a parlare ai sacerdoti del mio paese p. Callisto Vanzin, missionario saveriano reduce dalla Cina. Bisognava aiutare i giovani a scegliere l'ideale missionario.
Così il mio parroco andò da mia madre: "Signora Filomena - disse - non manderesti tuo figlio tra i missionari?". "Se lui vuole, io sono contenta", rispose.
I viaggi si allungavano...
Detto e fatto. Il mio parroco mi portò a Roma e mi consegnò a p. Augusto Azzolini che mi condusse a Poggio San Marcello, vicino ad Ancona.
Così cominciò il mio lungo viaggio.
Avevo appena 11 anni.
Poi mi mandarono a Vicenza, a Grumone, a San Pietro in Vincoli, a Castel Sidoli, a Parma, a Udine, a Piacenza e là fui ordinato sacerdote.
E il viaggio è continuato, allungandosi fino alla Scozia e in Germania.
Ma poi si è allungato ancora di più. Il concilio Vaticano II ha regalato alla chiesa e al mondo una ventata di Spirito Santo, chiedendo di portare ai nostri missionari questo "dono di Dio".
Fu l'inizio di viaggi indimenticabili, in cui mi pareva proprio di prestare i miei piedi a Gesù.

Così portai il "dono" meraviglioso del concilio ai miei fratelli del Bangladesh, dell'Indonesia, del Congo, del Burundi, della Sierra Leone, della Scozia, degli Stati Uniti, del Messico.
Che meraviglia! Mi pareva proprio di udire Gesù che diceva: "Andate in tutto il mondo e predicate il mio vangelo a ogni creatura!".
E così partii per il Brasile, precisamente per l'Amazzonia, ma questa volta per restarci.

Brasile, tra lotta e amicizia.
Era finito il mio lungo camminare e cominciava un altro impegno.
Pareva che Gesù mi dicesse: "Ora basta camminare. Mi hai prestato i tuoi piedi. Ora mi serve il tuo cuore!". E così sono andato ad abitare in una favela nella periferia di Belém, per mostrare l'amore di Gesù a quei carissimi fratelli e sorelle che vivevano su palafitte.
Tempi duri, ma bellissimi, fatti di lotta e di grande amicizia. All'inizio c'era abbastanza diffidenza. Non riuscivano a capire come un prete fosse cascato lì dentro. Ma cominciammo a lottare, a chiedere prima e poi a esigere dalle autorità che pensassero un po' anche a noi. E così ottenemmo la luce, poi la canalizzazione delle acque, la strada, la scuola...
(Le nostre autostrade alla periferia di Belèm)
 
Hanno imparato un lavoro
Quei miei fratelli sentivano che Qualcuno stava vicino a loro, li amava e stava dalla loro parte. Perciò vollero la chiesa, che divenne il centro pulsante di tutto il quartiere.
All'inizio, la chiesa serviva per tutto: per la santa Messa, per la catechesi, per le rivendicazioni sociali. Poco a poco abbiamo potuto costruire quattro centri comunitari, e poi una scuola per corsi professionali.
(Il Centro professionale "Cristo Trabalhador)

Molti giovani hanno imparato il mestiere di elettricista, idraulico, falegname; e le ragazze hanno imparato taglio e cucito, a curare unghie e capelli, a costruire sandali e borsette... Giovani e adulti si riunivano per incontri di preghiera e di studio del vangelo e molti di loro portavano poi, nei rioni e nelle case, ventate fresche di vita cristiana.


"Gesù stava con noi!"
Dopo diciotto anni vissuti tra le palafitte, mi hanno chiesto di trasferirmi ad Abaetetuba. E là iniziò un altro meraviglioso capitolo, fatto ancora di lotte e di sofferenze, ma anche di tanta gioia, di amicizia e di fraternità. Sentivamo che Gesù stava con noi.

Ora, dopo sessanta anni di sacerdozio, sto tirando i remi in barca. Spero solo che Gesù mi apra il portone e mi faccia sentire quanto mi ha voluto bene chiedendo in prestito i miei piedi, le mie mani, la mia bocca e il mio cuore. Grazie, Gesù!




Da questo breve articolo è nata l’idea di raccontare  le sue esperienze, raccolte nel suo libro:
Ho prestato i miei piedi a Gesù”.



Mi preme evidenziare che i proventi della pubblicazione andranno a sostegno dei Centri di formazione e assistenza di Abaetetuba:

  • Lar Sol Nascente

  • Cristo Trabalhador

  • Casa do Menor.

Per chi volesse approfondire la sua storia, consiglio la visione di questo video:
http://www.nelcuoredeigiorni.tv2000.it/ho-prestato-i-miei-piedi-a-gesu-il-racconto-di-un-missionario-padre-nicola-masi/2012/06/11








2 commenti:

  1. Tanti cari auguri a tutta la famiglia e allo zio in particolare per tutto quello che ha ancora da fare. Che il Signore conservi a lungo persone così!
    Grazie per questo bel racconto,
    Miriam

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  2. Mi sono emozionata molto leggendo questo breve racconto. Siamo stati e Belem quasi tre mesi quando siamo andati per l'adozione di nostro figlio Davide ormai ventanni fa. La realtà descritta è proprio quella. Abbiamo avuto il supporto dei favolosi missionari salesiani del Collegio Carmo di Belem. E' una città e un paese che porteremo sempre nel cuore anche perchè sono le radici di nostro figlio, come porteremo sempre nel cuore i meravigliosi missionari che ci sono stati accanto. Un augurio di vero cuore al tuo favoloso zio per tutte le cose belle che nella sua vita ha fatto. Grazie per questo ricordo.

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